L'aforisma, che è stato declinato in tutti i modi possibili, è questo: "e se guarderai a lungo nell'abisso, anche l'abisso vorrà guardare in te."
E' una frase famosa e abusata, che a me piaceva perché piena di mistero e di grandezza. E quando la trovavo scritta da qualche parte la leggevo, la rileggevo, mi crogiolavo in ogni singola parola, fino a sentire un po' della sua potenza vibrare in me. Ma tutto finiva lì. Perché io non avevo mai guardato dentro l'abisso. Ovviamente se una persona non ha mai fatto una cosa non è che può immaginarsi come sia quella cosa. Se io non avessi mai mangiato una crostata e mi chiedessero se la crostata è buona, certo, vedendo la lucentezza e il colore della marmellata, sentendo il profumo, passandomi sotto le dita la pasta fragrante potrei immaginare che il gusto di quella torta sia splendido e potrei, persino, sentire sulla lingua una piccola parte della sua dolcezza. Ma tutto finirebbe lì.
Così è per l'abisso.
Ora, quello che è successo a me è un po' complicato. Si dà il caso che in questo periodo io abbia incontrato, no, dire conosciuto sarebbe troppo, una persona che ha saputo cambiare la mia esistenza. Impossibile direte voi. Lo credevo anche io. Fino a un paio di mesi fa. Non posso dire che sia stato un fulmine a ciel sereno, no no. Ci è voluto tempo, fiducia. Ma poi è capitato, così. Una sera, quasi per caso. D'un tratto ho intravisto l'abisso. E ho pianto terrorizzata da quella vista. Sarei fuggita come spesso mi capita, perché se c'è una cosa che mi spaventa, sono io. Ma quella volta avevo qualcuno accanto a me sull'orlo del buio. Una mano, un profumo. E allora ho iniziato a sbirciare nell'abisso e lui ha iniziato a guardare in me.
Ogni tanto adesso ci intravediamo, io e l'abisso. Ci notiamo l'un l'altra con la coda dell'occhio e, ogni tanto, solo ogni tanto, ci fermiamo a guardarci in viso.
Il problema è che nei giorni no, l'abisso mi fa ancora un po' paura e non gli concedo di guardarmi. E temo il giorno in cui perderò quella guida che mi fa stare di fronte all'abisso, prendendomi per mano. Perché prima o poi temo verrà quel giorno e, anche se io non lo vorrò, mi ritroverò di nuovo sola con l'abisso a fissarmi l'anima. Perché ormai io ci ho già guardato dentro e d'ora in poi lui pretenderà lo stesso da me.
Vorrei trovare il modo di ringraziare più che mai quella persona che ha iniziato " a buttarmi nell'acqua alta" e che, spero, avrà sempre la pazienza di venirmi a ripescare.
Perché adesso posso affermare che c'è un'altro aforisma di Poe che mi si addice molto:
"Non c'è in natura una passione più diabolicamente impaziente di quella di colui che, tremando sull'orlo del precipizio, medita di gettarvisi"
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