Per lucem et tenebram transeunt vitae nostrae mortalis.

lunedì 2 maggio 2011

spataplash...

Spataplash è il rumore che fa il mio cervello quando si rende conto che una vacanza è finita. E' un suono che emette solo ed esclusivamente in queste occasioni. E lo fa anche in un momento preciso: nell'esatto istante in cui, dopo essere entrata in casa, appoggio la valigia per terra e faccio un bel sospiro. E lì, proprio in quel secondo, SPATAPLASH!!!
Tutta la mia coscienza in un attimo si rende conto che la magia è terminata.

Si perché nell'ultimo giorno di vacanza non percepisci ancora la fine imminente...si, forse mentre fai le valigie hai un pizzicore lì in fondo, alla bocca dello stomaco, ma pensi che hai ancora un poco di tempo da goderti. E poi quando te ne stai in aereo/treno/auto/nave/dirigibile/shuttle/etc. il pensiero più ricorrente è "Dio mio, voglio arrivare a casa, sono distrutta!e poi quante cose devo fare a casa!!!". E qui a me generalmente parte il panico perché già l'idea di disfare le valigie mi fa venire l'angoscia...

Arrivi all'aeroporto/stazione/parcheggio/porto/garagedeldirigibile/basedellanasa/etc. e ancora non hai ben chiaro che la festa è finita...sei più preso a osservare casa, a controllare che nessuno abbia scassinato la porta durante la vostra assenza, a salutare il cane/gatto/iguana/canguro/etc.

Poi si apre la porta, si entra in casa, si appoggiano le valigie nell'ingresso, ci i guarda attorno e li...SPATAPLASH!!!

E' tutto finito urla la mia testa.

Dopo lo strazio della valigia, separazione vestiti da lavare e vestiti puliti, reinfilamento delle scarpe nelle scatole, delle borse nei portaborse, dei cappelli nei portacappelli per me viene sempre il momento doccia. In genere dura quelle due e mezza. A me serve subito, appena arrivo a casa. E come se dopo lo spataplash sentissi la necessità di lavarmi via quello che mi è rimasto addosso della vacanza, del viaggio...mi serve un po' per tornare alla realtà. E anche per lavarmi, è meno poetico lo ammetto, ma soprattutto dopo un viaggio in treno come l'ultimo che ho dovuto affrontare è una necessità imprescindibile.

Poi viene la fase regressiva in cui faccio vedere le 400 foto che ho scattato a chiunque mi capiti a tiro. Chi mi conosce ha imparato ad evitarmi nei giorni che vengono subito dopo una vacanza, c'è che si dà perfino malato o chi inventa parenti lontani...Io lo so, perfettamente. E lo dico anche a voi, a tutti voi che come me vivete questa fase di ricordo scatenato: agli altri (amici/parenti/vicini di casa/postino) non frega assolutamente niente delle mie e delle vostre foto!! Anzi, il più delle volte è un supplizio medievale, nemmeno li minacciaste con dei ferri roventi invece che con una memorycard...e questo non perché siano cattivi o non ci vogliano bene, semplicemente non riescono e non possono capire tutto quello che, per chi ha vissuto la vacanza, c'è dietro quelle foto...Ecco, tenete a mente questo monito e poi come gran parte delle regole esistenti imparate ad infrangerlo quando serve. Si, perché a fine vacanza il crollo psicologico ci assale tutti e se gli altri devono sopportarsi mezz'ora di tortura a base panorami parigini, ci capiranno quando noi ci sorbiremo altrettanti paesaggi montani, spiagge dei lidi o campeggi piovosi...

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