Per lucem et tenebram transeunt vitae nostrae mortalis.

mercoledì 25 maggio 2011

errare è umano...

...perdonare è divino, perseverare è diabolico...dice il saggio. E si, in un certo qual modo è anche vero e, in determinate situazioni, sacrosanto. Perché a impuntarsi negli errori in genere ci si fa solo del male. Quindi, grande saggio, vai così!
Ma poi, saggio a parte, c'è Fabio Volo che ogni tanto, per chissà quale fortuna, riesce a creare delle frasi meravigliose e questa è una di quelle:



"Sapevo che era sbagliato, sbagliatissimo. Ma pur sapendo, l'ho fatto.
Consapevole di sbagliare ho perseverato nell'errore. E tutto questo solo perché
mi rendeva felice."


Io per quasi tutta la mia vita ho dato retta al saggio. Poi, un paio di mesi fa, per la prima volta, mi sono resa conto che a volte occorre persevarare anche in quello che potrebbe sembrare un errore. Ma non tanto perché bisogna essere testardi e andare avanti a testa bassa nelle proprie scelte, fregandocene degli altri. No, no, questo mai. Mai ferire una persona quando si puòà evitarlo solo per alimentare il nostro ego. Piuttosto, occorre perseverare perché le cose sbagliate a volte ci fanno felici. Si, io so che non mi sto comportando politically correct ma non ci posso fare nulla e non voglio farci nulla, voglio che questo mio imprudente comportamento continui, evolva, cresca all'infinito.
Io avevo paura. Per molto tempo ho vissuto totalmente per gli altri, sempre tesa nella speranza di non scalfire con i miei desideri e le mie passioni le sfere altrui, attenta a non rischiare, a non buttarmi mai veramente. Ci voleva una spinta, grossa, improvvisa, inaspettata, irreale. Il tuffo nell'abisso. Un abisso di velluto.
E sapete cosa vi dico? Si, ogni tanto pensate a voi stessi, siate edonisti. Non fa male a nessuno. Sbagliate. Sbagliate pure. Si riescono a trovare tesori che nemmeno immaginate. Osate. Sempre con un occhio di rigurdo. Esiste un limite che non si può oltrepassare. Io sono una giurista e se c'è una cosa che so è che le regole in realtà non sono fatte per essere infrante, non quelle che reggono il vivere civile, non quelle che regolano il sacrosanto funzionamento del natura, di noi stessi. No, quelle non si superano, quelle stanno a tutela di qualcosa che va oltre noi e che non abbiamo il potere di toccare. Ma tuttavia, esistono norme e leggi che non ci impone nessuno, vengono da dentro di noi e nemmeno ce ne accorgiamo. Sono quelle che a volte bisogna scrollarsi di dosso.

Il solito saggio, con poca fantasia, afferma:

"per ritrovarsi, bisogna prima perdersi".

venerdì 13 maggio 2011

du iu spik italiano??

Frase tipica davanti alle reception degli hotel all'estero...
Era un po' che non avevo a che fare con gruppi di turisti italiani in vacanza fuori dall'Italia, ma a Parigi ne ho incontrati a sufficienza per riportarmi alla mente tutte quelle curiose caratteristiche che solo noi possediamo...
Innanzitutto siamo sempre i più carichi di armi e bagagli...roba da non credere!c'è gente che si porta dietro la casa, tipo paguro!E i casi peggiori sono rappresentati dalle famiglie con bambini. Non so se a voi è mai capitato, ma vi giuro che è un'esperienza assolutamente da provare perché molto istruttiva: fare un giro tra le macchine appena arrivate davanti agli alberghi. Noi ci riconosciamo subito. Siamo pronti ad ogni evenienza. Minimo tre valigie, salvagenti anche in montagna, stuoie, palloni gonfiabili già gonfiati, sacchettini con le cibarie nemmeno fosse una spedizione per scalare l'Everest...e poi borse da spiaggia colme di chissà che cosa, casse d'acqua, cestini, vasi da fiori, cavalli da tiro, intere industrie di salviettine inumidite, sci, coperte, giacche e chi più ne ha più ne metta (modo di dire senza senso per altro...). Vedi queste famiglie che si trascinano alla reception con i bambini nascosti sotto quintali di borse e pacchetti, che firmano con la sacca da mare tra i denti, vestiti con strati e strati di roba perché tutta in valigia non ci stava.
Poi ci sono i buffet. Noi siamo campioni mondiali di buffet. Alla mattina sei in fila davanti alla porte della sala della colazione in attesa che aprano. Improvvisamente senti dietro le spalle l'ansare di animali feroci. Ti volti e rimani sconvolto alla vista di un branco di belve affamate. Appena le porte si aprono è la fine: si entra stile breccia di porta Pia, con le baionette sguainate e a passo di carica...ho visto cameriere terrorizzate nascondersi dietro i distributori dell'acqua calda, biondissimi bambini tedeschi travolti dai loro coetanei mediterranei...Piatti inumani, che nemmeno un dopo un digiuno di un mese si potrebbero affrontare..e poi mamme che si riempiono le borse con tutto quello che capita loro a tiro: frutta,pane, marmellate, succhi e latte travasati in bottigliette di plastica, frittate avvolte nella carta delle merendine, brioche di tutti i generi...come se fuori dall'albergo fossimo su Marte. E la cosa bella è che non ce ne frega nulla delle occhiatacce degli stranieri: gli sorridiamo in faccia con la bocca che gronda orribile caffè lungo e confettura di ciliegie...
Poi ci sono le madri che cercano per i figli un'attimo di celebrità in ogni modo possibile: foto con animatori dei villaggi, ruoli da protagonisti negli spettacoli dei campeggi, ritratti con pupazzoni della Disney...il problema è che molto spesso i bimbi sono contrari a tutto questo e come si può non capirli? A Disneyland Paris ho osservato per un quarto d'ora buono un povero bambino gettato dalla madre fra le braccia di un gigantesco Pluto. Ora, noi siamo adulti e sappiamo che le intenzioni del povero disgraziato chiuso dentro quei 10 chili di pelo sono le più buone del mondo, ma un bimbo di 5 anni che vede arrivarsi addosso un enorme cane giallo con le braccia spalancate come pensate possa prenderla? Ha paura ovviamente! Tutti lo capiscono, tranne la madre che a forza di "dai daniele, su daniele, fai la foto con Pluto, dai che non ti fa nulla..." cercava di spingere il bambino disperato dal cagnone...alla fine se ne andato Pluto...
Tuttavia la cosa più bella che noi possediamo sono le nostre capacità linguistiche. Molti italiani, specie se non giovanissimi, l'inglese non lo sanno. Purtroppo si illudono del contrario. e così vengono fuori scene bellissime: chamber al posto di room (la chamber per chi non lo sapesse significa sempre camera ma intesa come sezione), Kiev(nota capitale dell'Ucraina) al posto di Key, trolley invece di valigia (significa carrello o carretto in inglese, non lo capiscono),cenam (latino) invece di dinner...
Ma la cosa più bella è che molti italiani nemmeno ci provano ad usare l'inglese; sono convinti infatti che parlando lentamente in italiano uno straniero sia in grado di afferrare il significato di quello che si sta cercando di dire. Molto spesso questi tragici tentativi si accompagnano a imbarazzanti scene di mimo, tanto che sembra di vedere un gruppo di hostess ubriache...
"dove...doooo-veeee (sbracciandosi ad indicare la reception) io, me, io (indicando se stesso), trovo, trooooovare (come se usando l'infinito fosse più semplice) il ristornate (movimenti di uno che taglia qualcosa e se lo infila in bocca)??". Risultato: l'addetta alla reception o scappa con un sorriso imbarazzato o scoppia proprio a ridere e ti consegna il foglio illustrativo in italiano.

Conclusioni? Io, vi giuro, andrei in vacanza solo per godermi scene come queste.
du iu anderstend?

domenica 8 maggio 2011

misteri domestici...

Domestici è il termine esatto almeno nell'accezione in cui io voglio intenderlo...esistono fatti misteriche pur possedendo questa loro incomprensibile caratteristica sono comunemente accettati e nessuno si fa più particolari domande sul perché accadano; inoltre sono fatti che non avvengono a livello mondiale ma così, nella vita di tutti i giorni, a casa, al lavoro, a scuola...ecco perché domestico come aggettivo mi sembra perfetto! Sono misteri addomesticati che non destano più scalpore e avvengono in un'area che tutti conosciamo e che quindi definirei, per l'appunto, domestica...
Ora vi chiederete di cosa sto parlando...vi faccio alcuni esempi:
1.Perché quando il computer si impalla e io gli parlo dolcemente lui riparte??sembra una cavolata ma è pura realtà: dopo aver provato a sbloccarlo in tutti i consueti e tecnologici modi possibili, esasperata, mi trovo a sussurrargli parole affettuose supplicandolo di darmi un segno di vita e a quel punto, magia! Lui riparte! mistero...e si sa che molti elettrodomestici hanno la tendenza a comportarsi così: televisioni con interferenze, lettori della macchina che sputano i cd, lavastoviglie che non si accendono...tutti, per una arcana ragione, ripartono quando ti comporti in modo umano (nel senso come se parlassi ad una persona) e carino con loro.
2. un classico mai smentito: i calzini nella lavatrice. Al solito io ne metto dentro due e ne esce uno. Mistero mai spiegato ma accettato da tutti. E succede spessissimo! Una volta per pura volontà di conoscenza mi era perfino venuto in mente di fare un lavaggio con dentro solo due calzini per vedere dove uno si sarebbe andato a nascondere...ovviamente poi non ho seguito questa mia idea al limite della follia da una parte perché sarebbe stata un'offesa all'ambiente e alla mia intelligenza e poi perché sapevo perfettamente che in quel caso sarebbero venuti fuori due calzini. Tuttavia il mistero non si spiega: l'unica ipotesi e che durante la centrifuga si apra all'interno del cestello, per una curiosa convergenza di regole fisiche, un tunnel spazio temporale che trasporta il calzino fuggitivo in un'altra dimensione o magari gli fa fare un viaggio nel tempo e, senza saperlo, o dei gambaletti che hanno visto le guerre puniche...al lavaggio successivo il tunnel si riapre e il calzino ritorna con il sua carico di avventure...chissà magari un giorno mi spunterà Napoleone dall'oblò della lavatrice...
3. La sensazione che ti prende quando qualcuno ti fissa da lontano...quel formicolio che ci fa dire "mi sento osservata"...qui me la sono anche spiegata da un punto di vista fisico:la sensazione di sentirsi osservati, in quanto sensazione è reale, nel senso che esiste questa sensazione. E su questo siamo tutti d'accordo. Ora non è altrettanto vero che alla sensazione corrisponda il reale evento di essere osservati ed è proprio qui che sta il problema.
Da un punto di vista fisico, l'essere osservati non è una attività ma una passività, è
semplicemente il nostro riflesso che finisce dentro le pupille di tutti quelli che ci sono attorno.E qui, a rigor di logica mi viene da dire che non possiamo essere sensibili all'essere osservati. Però qui mi sorge un'altra domanda: è possibile avere la sensazione che qualcuno stia pensando a noi?
Supponiamo che ci siano 10 persone che guardano verso di noi, ma solo una sta guardando specificatamente noi, tutte le persone hanno il riflesso della nostra immagine sulla loro retina, ma solo una ne è cosciente e ha un "pensiero" che elabora questa immagine o comunque che pensa a noi. Ammettere questo significherebbe ammettere che tutti noi abbiamo la possibilità di leggere o perlomeno di percepire i pensieri altrui.
Potrei andare avanti per ore...i rumori notturni che spariscono non appena aguzzi l'orecchio, le cose che si smarriscono esattamente nel momento in cui servono o che si rompono appena decidi di usarle, la capacità dei professori di fare domande sull'unica pagina del libro che hai saltato o quella delle cose fragili di suicidarsi partendo da posizioni in cui per nessun motivo avrebbero potuto cadere e così via...
fatto sta che a queste cose non si pensa mai, si accettano semplicemente...la cosa bella e che forse questi fatti esistono solo per mettere un po' di paranormale nelle nostre vite e dare l'ebbrezza di ammettere che non riusciremo mai a spiegarci proprio tutto...

lunedì 2 maggio 2011

spataplash...

Spataplash è il rumore che fa il mio cervello quando si rende conto che una vacanza è finita. E' un suono che emette solo ed esclusivamente in queste occasioni. E lo fa anche in un momento preciso: nell'esatto istante in cui, dopo essere entrata in casa, appoggio la valigia per terra e faccio un bel sospiro. E lì, proprio in quel secondo, SPATAPLASH!!!
Tutta la mia coscienza in un attimo si rende conto che la magia è terminata.

Si perché nell'ultimo giorno di vacanza non percepisci ancora la fine imminente...si, forse mentre fai le valigie hai un pizzicore lì in fondo, alla bocca dello stomaco, ma pensi che hai ancora un poco di tempo da goderti. E poi quando te ne stai in aereo/treno/auto/nave/dirigibile/shuttle/etc. il pensiero più ricorrente è "Dio mio, voglio arrivare a casa, sono distrutta!e poi quante cose devo fare a casa!!!". E qui a me generalmente parte il panico perché già l'idea di disfare le valigie mi fa venire l'angoscia...

Arrivi all'aeroporto/stazione/parcheggio/porto/garagedeldirigibile/basedellanasa/etc. e ancora non hai ben chiaro che la festa è finita...sei più preso a osservare casa, a controllare che nessuno abbia scassinato la porta durante la vostra assenza, a salutare il cane/gatto/iguana/canguro/etc.

Poi si apre la porta, si entra in casa, si appoggiano le valigie nell'ingresso, ci i guarda attorno e li...SPATAPLASH!!!

E' tutto finito urla la mia testa.

Dopo lo strazio della valigia, separazione vestiti da lavare e vestiti puliti, reinfilamento delle scarpe nelle scatole, delle borse nei portaborse, dei cappelli nei portacappelli per me viene sempre il momento doccia. In genere dura quelle due e mezza. A me serve subito, appena arrivo a casa. E come se dopo lo spataplash sentissi la necessità di lavarmi via quello che mi è rimasto addosso della vacanza, del viaggio...mi serve un po' per tornare alla realtà. E anche per lavarmi, è meno poetico lo ammetto, ma soprattutto dopo un viaggio in treno come l'ultimo che ho dovuto affrontare è una necessità imprescindibile.

Poi viene la fase regressiva in cui faccio vedere le 400 foto che ho scattato a chiunque mi capiti a tiro. Chi mi conosce ha imparato ad evitarmi nei giorni che vengono subito dopo una vacanza, c'è che si dà perfino malato o chi inventa parenti lontani...Io lo so, perfettamente. E lo dico anche a voi, a tutti voi che come me vivete questa fase di ricordo scatenato: agli altri (amici/parenti/vicini di casa/postino) non frega assolutamente niente delle mie e delle vostre foto!! Anzi, il più delle volte è un supplizio medievale, nemmeno li minacciaste con dei ferri roventi invece che con una memorycard...e questo non perché siano cattivi o non ci vogliano bene, semplicemente non riescono e non possono capire tutto quello che, per chi ha vissuto la vacanza, c'è dietro quelle foto...Ecco, tenete a mente questo monito e poi come gran parte delle regole esistenti imparate ad infrangerlo quando serve. Si, perché a fine vacanza il crollo psicologico ci assale tutti e se gli altri devono sopportarsi mezz'ora di tortura a base panorami parigini, ci capiranno quando noi ci sorbiremo altrettanti paesaggi montani, spiagge dei lidi o campeggi piovosi...